Ingredienti
4 carciofi
pangrattato
formaggio grattugiato
(pecorino e/o grana padano)
2 uova
latte q.b.
1 spicchio d’aglio tritato
1 manciata di prezzemolo
pepe
sale
olio evo
Preparazione
Pulite e lavate i carciofi. Eliminate le foglie esterne (quelle più dure) e tagliate la parte superiore (quella con le spine). Tagliate il gambo e mettete tutto in una ciotola con acqua e limone per non farli annerire.
A parte, in un’altra ciotola amalgamate insieme tutti gli ingredienti, l’aglio è facoltativo (potete anche non metterlo se non vi piace). Formate un composto omogeneo se necessario unite un goccio di latte per renderlo più morbido.
Adesso riempite i carciofi con questo composto, creando al centro una cavità aiutandovi con le dita. Distribuite bene tutto il composto e pressate leggermente affinchè non fuoriesca.
Infine mettete a bollire una pentola con circa un litro e mezzo di acqua salata. Appena inizierà a bollire, aggiungete un filo d’olio e poi adagiatevi dentro i carciofi facendo attenzione a lasciare la parte con il ripieno verso l’alto (a testa in su!). Unite anche i cambi che avete messo da parte e il restante composto fatto a palline. Fate cuocere a fuoco lento per circa un’oretta. Servite su di un piatto fondo con un po’ di brodo, qualche gambo e pallina di composto e, se volte, con una spolverata di pepe e prezzemolo finale.
Un piatto semplice e leggero, della tradizione popolare siciliana, e non solo, che si porta a tavola senza grandi fatiche e con diverse interpretazioni! Ogni zona, ma ancor più ogni famiglia, ha una sua ricetta personale, non esiste una ricetta codificata del piatto. Le varianti sono infinite: c’è chi aggiunge la carne tritata, la salsiccia, i pinoli, l’uvetta, i pinoli, oppure acciughe e capperi o caciocavallo o, ancora, mentuccia… ci si può sbizzarrire come vuole. A me piacciono così come li cucina la mia mamma!!!
La ricetta dei carciofi ripieni o mbuttunati non è solo siciliana, anche nelle altre parti d’Italia i carciofi si cucinano più o meno così! Che si parli di carciofi alla romana, alla giudia (quelle dalla tipica forma di “rosa sbocciate” di derivazione ebraica) o alla siciliana… non conta la denominazione, alla fine quel che conta è ciò che si porta a tavola!
Il carciofo era una pianta conosciuta sin dall’antichità. Egizi, greci e romani lo adoperavano in cucina e successivamente fu introdotto in Europa, nel periodo medievale quando gli arabi lo portarono in Spagna. Il nome italiano di questa pianta, infatti, deriva dall’arabo al-kharssuff ed arriva a noi attraverso lo spagnolo alcachofa. Invece, per greci e romani era conosciuta come cynara; a quanto pare, le si attribuivano poteri afrodisiaci, infatti prendeva il nome da una ragazza sedotta da Giove e quindi trasformata da questi in carciofo!. La tradizione vuole che fu introdotto in Francia da Caterina de’ Medici quando sposò re Enrico II.
Il basso contenuto di calorie dei carciofi, fa di esso un alimento ideale per regini dietetici. Per quel che riguarda i valori nutrizionali, dopo l'acqua, il componente principale dei carciofi sono i carboidrati, tra i quali si distinguono l'inulina e le fibre. Il carciofo è ricco di ferro (è dunque indicato per i soggetti anemici)e di minerali principali come il sodio, il potassio, il fosforo e il calcio. Tra le vitamine, invece, prevale la presenza di B1, B3, PP e piccole quantità di vitamina C (vedi qui la tabella). Il segreto delle sue virtù risiede nella cinarina, la sostanza aromatica che gli conferisce il caratteristico sapore amaro e molte delle sue proprietà benefiche e terapeutiche. Troviamo poi alcuni zuccheri consentiti ai diabetici, come mannite e inulina. La cinarina è anche ipocolesterolemizzante, tramite l'inibizione della biosintesi del colesterolo ed ha effetti diuretici. La medicina naturale e la fitoterapia usano il carciofo nel trattamento dei disturbi funzionali della cistefellea e del fegato. Lo utilizza inoltre, per il suo sapore amaro, in caso di nausea e vomito, intossicazione, stitichezza e flatulenza. La sua attività depurativa (derivata dall'azione su fegato e sistema biliare e sul processo digestivo) fa sì che venga usata per dermatiti legate ad intossicazioni, artriti e reumatismi. Inoltre, l'attività dei principi amari sull'equilibrio insulina/glucagone ne indica la possibile utilità come supporto in caso di iperglicemia reattiva o diabete incipiente. Se ne sconsiglia però l'uso anche alle neo mamme (durante l'allattamento) in quanto sembra che inibisca la produzione di latte.
Per ultimo ricordiamo che tra i più importanti liquori a base di carciofo non possiamo non citare il Cynar. Un liquore creato grazie alla miscela di foglie di carciofo ed un infuso realizzato con tredici erbe e piante. Il Cynar ha un sapore che è un misto tra il dolce e l'amaro, mentre la sua colorazione è tipicamente ambra scura. Il liquore nasce in origina come digestivo, sopratutto per via della presenza al suo interno della cinarina (che permette di migliorare la digestione) ma si può tranquillamente consumare anche come aperitivo: spesso, infatti, viene servito nei bar insieme al ghiaccio; in altri casi, invece, si possono realizzare cocktail (con seltz e una fetta di limone oppure con una miscela di coca cola, acqua tonica).
Due curiosità che riguardano il carciofo prima di chiudere: uno, Marilyn Monroe fu incoronata prima “Regina del Carciofo” (Artichoke Queen) nel 1949 in un famoso festival della California! Due, il poeta e premio Nobel Pablo Neruda nel 1971 scrisse un “Ode al carciofo” (Oda a la Alcachofa).
Con questa ricetta partecipo al contest "A spasso nella storia"
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