13 novembre 2011

SARDE A BECCAFICO

Ingredienti

500 gr. di sarde
100 gr. di pangrattato
100 gr. di pinoli
100 gr. di uvetta
foglie di alloro
1 arancia a fette
succo di 1 arancia 
prezzemolo
zucchero
pepe
sale
olio evo

Preparazione

Pulite le sarde, squamatele e togliete le interiora e la testa, lasciate però la coda! Passatele sotto acqua corrente e asciugatele poi con carta assorbente. Apritele a libro con la pelle verso l’esterno.
Adesso preparate il composto per il ripieno: in una padella antiaderente mettete  un filo d’olio e il pangrattato, girate bene affinchè non si attacchi e fatelo dorare. Appena pronto mettetelo in una ciotola e aggiungete il prezzemolo tagliato sottile, l’uvetta e i pinoli passati appena sotto il coltello, sale e pepe. Girate e per ultimo aggiungete il succo di una arancia e un cucchiaio di zucchero. Se necessario aggiungete ancora un filo d’olio finchè il composto arrivi alla giusta consistenza.
Adesso disponete su ciascuna sarda un po’ di composto e arrotolate poi su sé stessa, cominciando dalla testa. Chiudete con uno stuzzichino e, quasi come se fosse uno spiedino, alternate il pesce una fettina di arancia e una foglia di alloro.
Quando avrete finito, sistemate le sarde su di una pirofila con un fondo di filo d’olio, spolverate con un po’ di pangrattato (o il composto rimasto), un’altra spruzzata di arancia e mettete in forno a 180° per circe 20/25 minuti.

Le sarde a beccafico sono uno dei piatti tipici della tradizione siciliana, buone e semplici da preparare! Inoltre le sarde fanno parte di quella categoria di pesce  molto economico ecco perché un tempo erano legate alla cucina delle famiglie povere, soprattutto dei pescatori; oggi, però, questo pesce riesce ad affascinare e conquistare anche i palati più fini.
 
Il nome curioso di questa ricetta deriva da un uccellino, il beccafico appunto, che era ghiotto di fichi e che, d’estate facendone una grande abbuffata, diventava grassottello e saporito come appunto queste sarde!


L’Italia ha un patrimonio inestimabile di bellezze e gustosità da scoprire ed io con questa ricetta voglio farvi scoprire un pezzo di Sicilia che ha basato gran parte del suo sviluppo sulla pesca. La cittadina in cui vivo, Sant’ Agata di Militello (ME), con il suo porto e il meraviglioso mare, ci regala ogni giorni pesce fresco da cui tirar fuori piccole bontà che nascono spesso dai pescatori stessi, che con la loro esperienza e saggezza azzeccano sempre gli abbinamenti e i tipi di cottura migliori.
Sant’ Agata di Militello è un comune di circe 13.000 abitanti proprio a metà strada tra Messina e Palermo in cui si coniuga bene mare e montagna. Infatti, grazie alla sua posizione geografica privilegiata sulla costa tirrenica, si trova di fronte alle “sette sorelle” cioè le stupende Isole Eolie. Allo stesso tempo, però, il comune fa parte del Parco dei Nebrodi immerso nel verde delle sue campagne circostanti, tra uliveti e agrumeti, che regalano escursioni indimenticabili nei tanti paesini tutti da scoprire.
La storia di questa cittadina è legata al borgo Sant’Agata, il nucleo originario, un borgo di pescatori che secondo la legenda erano originari di Catania e che durante una tempesta vennero sbattuti su queste spiagge salvandosi. Questi pescatori fecero erigere una piccola cappella in onore di Sant’Agata in segno di ringraziamento. La cittadina nasce, dunque, attorno alla “Torre della Marina” (risalente al XIII sec.), una piccola torre di avvistamento contro le incursioni di pirati. Fu don Vincenzo Gallego, barone di Militello, nobile di origini aragonese che, ottenuta la “licentia fabricandi”,fece  edificare in torno alla Torre un palazzo, il Castello Gallego che oggi è simbolo cittadino. Successivamente figlio Luigi, ottenuta la “licentia populandi” favorì intorno all’edificio l’insediamento di circa 80 famiglie. L’ultimo erede dei Gallego dovette vendere per debiti il feudo, con il castello, al principi Lanza di Trabia. Il castello fu ultimato con l’aggiunta della cappella nel XVIII secolo. Esso è stato restaurato e riconsegnato alla cittadina nel dicembre 2008 e adesso è aperto ai visitatori.
Nel 2007 Sant’Agata ha festeggiato i 150 anni di autonomia e offre numerose bellezze architettoniche e artistiche, nonché gastronomiche…. e vale proprio la pena venire a visitarla!

 
Piccola curiosità: Sant’ Agata di Militello è il luogo di nascita dello scrittore Vincenzo Consolo, autore, tra l’altro, del libro “Il sorriso dell’ignoto marinaio” che parla proprio di Sant’Agata e del suo castello!

*foto Comune di Sant’Agata Militello

Con questa ricetta partecipo al contest "Cib'Arte"

 e al contest "150° Anniversario Unità d'Italia" che promuove un progetto importante
al contest di Roberta

6 commenti:

  1. ho sempre sentito parlare di questa ricetta ma non l'ho mai fatta!!!!! Molot buona grazie!

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  2. Complimenti! Sinceri e di cuore, perchè con questo post tu mi hai raccontato un pezzettino della tua terra e del luogo in cui vivi, me lo hai fatto 'sentire' con il cuore! quindi grazie ed imboccallupo!!! :-) Simo

    P.S.: le sarde mi piacciono da morire, non fosse per le teghine, arghh! Appena le trovo in pescheria provo la ricetta!

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  3. Mi mancherebbe la tua registrazione alla newsletter di claudio martini editore, per poterti contattare e spedirti il libro! Grazie!

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  4. @ Ely allora è arrivato il momento di provarla... ;-) buon appetito!

    @ Grazie Simona, Sei davvero gentile! Prova la ricetta e fammi sapere ;-) Sono contenta di partecipare al tuo contest.... faremo scoprire tanti angoli d'Italia...

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  5. Il tuo post con la storia di Sant'Agata di Militello è davvero interessante. Ho partecipato anch'io a Cibarte ed ora ho organizzato un contest di "carattere storico"...ti va di partecipare? Lo trovi sul mio blog!

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    1. Ciao Alessandra, grazie a me piace molto scoprire la storia di località o monumenti... Passo volentieri a dar un'occhiata al contest e mi farò venire qualche idea. A presto

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